Si racconta che nel 1666 a Newton, seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe, cadde improvvisamente una mela in testa: fu quell’avvenimento a permettergli di definire la legge di gravitazione universale. Per Archimede, invece, fu un bagno caldo a portare in dono l’illuminazione sul comportamento dei fluidi.
Questi episodi, a metà tra l’aneddotica e il mito popolare, hanno alla base la convinzione che le idee più importanti per la civiltà umana siano state generate da un individuo geniale in un processo di analisi svolto in totale autonomia.
Questa immagine del creativo che si isola per trovare ispirazione è però veritiera?
I primi studi analitici sul processo creativo risalgono agli anni ’50: inizialmente, gli scienziati concentrarono le loro ricerche sulla capacità produttiva della singola persona. Negli ultimi tempi la ricerca si è evoluta, spostandosi invece su un altro presupposto di partenza: e se alla base dei migliori risultati creativi non ci fosse un singolo responsabile ma un’unione sincronica di più menti? Recenti studi hanno portato a sottolineare come, nei gruppi di lavoro di successo, un’idea emersa da un singolo individuo non sia mai il punto di arrivo del progetto ma sia piuttosto la scintilla di partenza fondamentale per dar vita all’intuizione di qualcun altro. Insieme, il team è così in grado di creare un risultato che, arricchito di elementi provenienti da menti diverse a ogni passaggio, è strategicamente migliore della singola idea offerta da ciascuno dei partecipanti.
Nella creatività di gruppo nessuno dei membri del team ha consapevolezza di quale sarà il risultato definitivo sin dalle prime fasi: l’output infatti emerge pezzo dopo pezzo, come un puzzle che si completa gradualmente.
Il risultato quindi non è attribuibile al singolo, perché il processo creativo ha portato al coinvolgimento di più persone e idee. Inoltre, i gruppi di lavoro più performanti sono caratterizzati da due qualità fondamentali: la capacità di ascoltare davvero gli altri — elemento base per poter ricavare gli elementi di costruzione della propria proposta — e l’abilità di porre domande scomode.
In questi organismi collaborativi anche il ruolo della leadership dirigente è meno preponderante. In un sistema collaborativo, i responsabili dovranno occuparsi di di selezionare accuratamente i membri del team creativo assicurandosi che siano rappresentativi di diverse forme mentis: è infatti nella diversità di gruppo che nasce la creatività, non nel pensiero omogeneo.
Diversi studi dimostrano come il brainstorming risulti altamente produttivo solamente nelle organizzazioni che, esaltando la cultura dell’innovazione, riservano spazi dedicati a queste dinamiche: ad esempio, Google chiede ai suoi dipendenti di destinare dal 10 al 20% del tempo lavorativo a progetti spontanei e non pianificati. Non si può certo fare infatti un meeting occasionale e sperare nel colpo di genio: la creatività di gruppo va coltivata costantemente.
Oltre a queste considerazioni, è diventato necessario capire come continuare a coltivare questo spirito collaborativo in situazione eccezionali come quella dell’emergenza attuale. Entrando nella realtà quotidiana di aziende e agenzie, com’è possibile e cosa concretamente si può fare per dare spazio a dinamiche di lavoro collettive in maniera efficace?
Per alcune aziende creative, il lavoro in modalità remote o smart working è diventato forzatamente la nuova normalità; per altre invece — come Webranking – questa modalità era una dinamica in atto da tempo che è stata implementata in modo graduale con le adeguate misure di riorganizzazione pensate a monte. Sul mercato erano comunque già presenti vari strumenti per migliorare la collaborazione produttiva mantenendo i membri del team in contatto e dando loro la possibilità di collaborare contemporaneamente sui progetti: soluzioni come Google Suite, Adobe Creative Cloud, Slack, Miro, Figma, Microsoft Teams, inVision, Spark AR Studio e molte altre che sono in grado di consentire ai team di lavorare collettivamente indipendentemente dalla posizione geografica di ognuno, intervenendo in tempo reale e rispondendo rapidamente alle task.
Alcune attività, pensiamo alla stakeholder interview nell’ambito UX, nel passaggio alla modalità da remoto hanno sofferto della perdita di molti elementi fondamentali per l’analisi che derivano proprio dall’interazione umana: è logico pensare che saranno riprese dal vivo non appena possibile. L’attuale situazione emergenziale ha però portato alla rapida adozione di soluzioni che non devono essere viste per forza come provvisorie. Assodato che la speranza collettiva è quella di tornare a una situazione di normalità -e al contatto umano di persona- il più velocemente possibile, l’allontanamento forzato sta tuttavia aiutando i team creativi a imparare nuove modalità di lavoro che potranno essere messe in atto in futuro, attuabili in due direzioni. All’interno del team, le modifiche possono riguardare ad esempio il passaggio a una modalità di lavoro misurabile in risultati e non in ore lavorate o passate fisicamente in presenza davanti al pc e quindi a delle metriche condivise tra team leader e gruppo per definire gli obiettivi, i tempi necessari per raggiungere determinati risultati e la misurazione degli stessi.
Al di fuori del team invece, l’utilizzo di strumenti collaborativi digitali in maniera abituale potrà aprire alla possibilità di assumere creativi con profili in linea con le esigenze di gruppo senza richiedere loro la presenza fisica in ufficio. In fondo, la creatività e l’innovazione nascono dalla collaborazione tra individui: che questi siano all’interno dello stesso ufficio è un fattore solamente facilitante. Inoltre, l’adozione di strumenti digitali da remoto può permettere di poter lavorare con clienti distanti geograficamente, riducendo le trasferte.
Certo è diventato indispensabile essere in grado di far sentire tutti i componenti del team parte di una squadra, anche se si opera a distanza: coordinare, gestire e armonizzare un team che lavora da remoto richiede una serie di attenzioni. Un esempio? Caffè e aperitivi virtuali. Non è una novità affermare che i team più performanti sono anche quelli che sentono di godere di un elevato senso di benessere sul luogo di lavoro. Trovare il tempo per fare team building non è quindi solo utile a combattere la solitudine, ma anche come incentivo per un lavoro che sia al tempo stesso collettivo e strategico.
Forse c’è stato un periodo, quello glorioso delle vecchie agenzie di comunicazione, in cui la creatività si sviluppava più sull’eccellenza individuale che sul lavoro di squadra, ma oggi non è più così. La collaborazione creativa si configura quindi come il vero paradigma produttivo del futuro in grado di evolvere con gli strumenti digitali sul mercato e capace di ampliare il proprio perimetro di azione al di là dei tradizionali confini fisici.
Questo articolo è stato scritto da Alice Girotto, Content Marketing Specialist.